Per cominciare abbiamo noi stessi. Nel senso che ci siamo e quindi "siamo". Ma cosa "siamo"? Ironia del termine della lingua italiana, "siamo" è composto da "si"-"amo". Infatti ritengo che se non siamo capaci di amare, non possiamo "essere". Al singolare suona "sono" che è triste e malinconico, con intrinseco un "no" che se riferito al "so", ci fa pensare a quella affermazione di Socrate "so di non sapere"...!
Dopo queste prime rige di delirio ragionato, nel tentativo di trovare la chiave di accesso al nostro "dentro" da fotografare, vediamo se è possibile esprimere ciò che ho dentro.
Per prima cosa voglio che leggiate questo testo e ditemi i vostri commenti:
Considero sempre che non sei tenuta a pensare a me perché sei “mamma” e “moglie”, ed è giusto che cerchi di vivere questi ruoli nel modo migliore possibile, lasciandoti assorbire totalmente da essi: in fondo sono belle esperienze che danno significato alla vita…
Si è vero “soffro”, ma la mia non è una sofferenza del bambino che non può avere un giocattolo, ma è la sofferenza, il tormento di chi vive troppo intensamente le proprie emozioni. Ho accettato già da tempo il fatto che non puoi essere “mia”, ma godo lo stesso delle “briciole di te” che riesco a raccogliere: il tuffarmi dentro i tuoi occhi o l’ascoltare la tua voce, il contatto con la tua pelle o infilare le dita fra i tuoi capelli, sono “briciole” importantissime per me.
Devi sapere che qualche tempo fa, prima dell’inverno, mi sono accorto che nel balcone di casa veniva spesso un passero. Ho cominciato ad osservarlo e mi sono accorto che il passero veniva a raccogliere le briciole di pane, residui della mia cena, che cadevano dalla tovaglia che abitualmente scrollavo fuori. Assorbito da mille cose da fare, senza volerlo, ho cambiato abitudine e ho cominciato a scrollare la tovaglia direttamente in cucina per poi scoparle e gettarle nella spazzatura, senza pensare al passero. Qualche giorno dopo, nonostante il freddo e la pioggia, ho notato che il passero continuava a frequentare il mio balcone anche se non trovava nulla da mangiare. Allora ho capito quanto ero diventato importante per quell’essere vivente, anche se involontariamente. Le “briciole” insignificanti per me, erano vitali per quel passero, e così ho ripreso la vecchia abitudine con “coscienza e devozione”, ed ogni mattina, quando faccio colazione, lui viene ed io mi “emoziono”…mi fa sentire meno solo.
Ti ho voluto raccontare questa storia per farti capire che non importa cosa mi dai, ma voglio capire se anche tu ti “emozioni” quando vengo a raccogliere le “briciole” per me così vitali.
Quindi, come vedi, non sono deluso, sono estremamente convinto che non mi devi nulla. Il passato, purtroppo, è già passato, ma il ricordo dei momenti di intesa complice intellettivo-spirtuale (noi in contrapposizione al mondo, ma nel mondo) e di quelli in cui ti sei rifugiata fra le mie braccia e ti sei meravigliosamente persa fra le mie mani , mi aiuta ad affrontare i momenti difficili che capita di attraversare. Non riesco a capire se ciò che provo per te è AMORE, potrebbe trattarsi di qualcosa di simile, ma ho come l’impressione che sia troppo riduttivo definire con questa parola ciò che provo per te. Certo è che nella mia vita non ho provato mai per nessuno un sentimento simile composto da desiderio di proteggerti, voglia di coccolarti, smania di divertirti, impazienza di incontrarti, brama di possederti, ansia di odorarti,… e potrei continuare all’infinito, col rischio di tediarti, ma avrei comunque l’impressione di non essere riuscito ad esprimere completamente ciò che provo per te: decisamente le parole non bastano! Ci vuole un guardarsi negli occhi direttamente, liberando la mente di tutti quegli artifizi e fronzoli culturali che utilizziamo per il “vivere civile”, facendo incontrare le nostre anime.
A proposito di guardarsi negli occhi, per esempio, lo sai che “sogno spesso di tuffarmi nei tuoi occhi”: guardarti direttamente negli occhi per me è come entrare nel mare limpido del pianeta Sogno, dove mi posso bagnare rigenerandomi e, di conseguenza, avverto quella sensazione di benessere che sanno dare le “vere emozioni”. Ti assicuro che ciò non mi capita e non mi è mai capitato con nessuno.
Spero sia chiaro, e ne sono estremamente convinto, che non è un semplice sentimento ciò che provo per te, ma una sapiente miscela di sani impulsi di cui la natura ci ha dotato, i cui ingredienti sono amicizia, devozione, interesse, passione, amore, impegno, abnegazione, generosità, fedeltà.
A questo punto devo necessariamente rivolgerti una domanda e spero di ottenere una “chiarissima” risposta da te, facendo attenzione che sia “chiarissima” soprattutto per te: tenendo conto di quanto ho scritto finora, cosa ne vuoi fare di questo “universo di emozioni” che sgorga dalla mia anima grazie a te?
Ti consiglio di dare “la risposta” con tutta l’emozione che puoi, ma senza farti imbrigliare da alcun condizionamento, con la consapevolezza che tutti i “punti fermi” che stai mettendo nella tua vita terrena saranno comunque salvaguardati e rispettati. Ti sto invitando “semplicemente” a liberare la tua anima per venire a volare con me su un altro livello nel quale non ha importanza quanto tempo stiamo insieme, ne cosa facciamo, dove nulla è prevedibile, ma nel quale siamo noi stessi, due entità distinte e libere i cui contorni sono indefinibili, non perché sono eteree, ma perché “infinite nell’infinito di emozioni che è dentro di noi”. Venire a volare con me non è l’imposizione di una scelta che comporta qualche rinuncia, ma semplicemente la volontà di intraprendere un cammino di crescita e di consapevolezza con me. Sono convinto che se riesci a volerti più bene, imparando a rispettare le tue emozioni, vorrai più bene a tua figlia, guarderai con occhi più amorevoli tuo marito, sarai più attenta alle esigenze delle persone a cui vuoi bene.
Avrai notato che il tono utilizzato per scriverti queste cose dal contenuto passionale assoluto, è distaccato. Ovviamente non è indifferenza, ma è frutto della mia crescita, anzi elevazione verso livelli più alti della qualità della vita che il “tantrismo sannico” mi sta insegnando. Mi piacerebbe per esempio avere l’opportunità di approfondire questi argomenti con te, per darti l’opportunità di vivere la tua vita con più intensità emotiva e, col tuo aiuto, per migliorare l’obiettività delle mie convinzioni. Insomma bramo di condividere con te tutte le emozioni possibili e, attraverso queste esperienze, dare ad ognuno di noi la possibilità di rispondere alla domanda: “Chi sono io?”.
E così siamo arrivati al culmine delle mie “sofferenze”: è ormai una necessità poter rispondere a questa domanda, potrei essere definito un “sannyas”, cioè uno che prendendo coscienza di tutto quello che la società ha forzato dentro di noi, tenendo a bada tutti i credo e le professioni di fede che siamo stati convinti a ritenere veri nel tentativo di “civilizzarci” con lo scopo di adattarci a qualunque insieme di regole culturali fosse dominante nei pressi del luogo dove siamo cresciuti, si vuole staccare di dosso l'etichetta che lo identifica, e scoprire sotto di essa chi siamo realmente. Per fare questo ritengo che l’unico modo sia farlo insieme.
Mi voglio offrire a te senza etichetta e …TI VOGLIO SENZA ETICHETTA…NUDA!
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1 commento:
vorrei essere la donna amata dall'autore del testo pubblicato. leggendolo ho avvertito un sentimento grandissimo, identificabile con l'universo. grazie robert.
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